Progetto Ospedale a Digsa
Purtroppo l’ospedale di Digsa il 12giugno del 2019 è stato confiscato dal governo Eritreo
Breve Storia
L’ospedale di (Digsa Community Hospital) è sorto da una collaborazione della diocesi di Asmara con l’Associazione Missionaria Internazionale (AMI) di Faenza nel 1992 su invito dell’allora arcivescovo di Asmara Abuna Zakarias Yohannes. Il vescovo aveva conosciuto le dottoresse missionarie dell’AMI nel 1985, quando la Caritas italiana le aveva mandate a Segeneiti (nella Zoba Debub – Regione Sud) per aiutare la chiesa locale a far fronte all’emergenza sanitaria dovuta alla guerra e alla carestia. Nel 1992 c’era stata da poco l’Indipendenza, tutto era da ricostruire. Lo stesso Isayas Afwerki salito al potere aveva espresso riconoscenza per l’operato della Chiesa Cattolica a favore della popolazione durante la guerra. Non ci furono problemi quindi per la costruzione e messa in opera dell’ospedale. Abbiamo scelto Digsa, un piccolo villaggio prevalentemente ortodosso, nel distretto di Segeneiti; non c’era nulla, né acqua né corrente elettrica, ma era al centro di un’area che comprendeva molti villaggi distanti e mal collegati con i più vicini ospedali governativi che si trovano a 50-70 km di distanza. Con l’aiuto di tanti volontari sorse in poco tempo un piccolo ospedale di circa 37 letti, dotato di laboratorio e sala operatoria. Furono scavati due pozzi per assicurare acqua potabile all’ospedale, ma furono creati anche dei punti di distribuzione dell’acqua nel villaggio. Inoltre sin da subito, l’ospedale di Digsa è stato inserito nel sistema sanitario nazionale e sono stati affidati 13 villaggi per attività di educazione sanitaria, vaccinazione e promozione della salute materno-infantile. È stato il primo ospedale in Eritrea ad offrire le cure con antiretrovirali ai pazienti affetti da HIV.
Nel 2009 sono stati espulsi dal suolo eritreo tutti gli stranieri operanti nelle ONG e anche tutti i missionari; l'ospedale è stato affidato allora alle suore locali Figlie di Sant'Anna. L' AMI dal 2009 al 2019 ha continuato a sostenere il progetto economicamente e con l'invio di volontari due volte all'anno. Nel 2018 si era installata la nuova radiologia e i volontari avevano istruito il personale locale, questo aveva dato un nuovo impulso all’ospedale, ma….
Cosa è successo ?
Tutto ciò sembra essere finito il 12 giugno 2019 quando il governo dittatoriale di Isayas Afewerki ha ordinato alla Chiesa cattolica di consegnare alle autorità statali tutti i suoi centri sanitari. Lo ha fatto non con un comunicato ma inviando contemporaneamente in ogni presidio sanitario militari armati che hanno intimato la consegna delle chiavi dei 22 tra ospedali, centri sanitari e ambulatori gestiti da suore e preti cattolici sparsi nei villaggi. Fra questi anche il nostro ospedale di Digsa. Sono venuti una prima volta e al rifiuto di consegnare le chiavi sono andati via ma sono tornati dopo due giorni. Le suore Figlie di S Anna che gestivano l’Ospedale, nell’ultimo viaggio in Eritrea del novembre 2019 fatto insieme a Luca Lo Vercio, piangendo ci hanno raccontato dettagliatamente come i malati in sala d’aspetto fossero stati tutti fatti uscire e anche i ricoverati fatti alzare dai loro letti di degenza, fossero state tolte loro le flebo o l’ossigeno e accompagnati in malo modo fuori dall’ospedale. Poi quando le suore si sono rifiutate di consegnare le chiavi hanno messo delle catene con dei lucchetti alle porte.
La gente presente in ospedale si è ribellata, ma contro questa dittatura si rischia la vita solo se dici una parola in più. Infatti sia le suore che i malati sono stati minacciati pesantemente. I pazienti sieropositivi sono stati informati lì per lì che da quel momento avrebbero dovuto rivolgersi al centro governativo di Dekhamare, 40km più a nord, mentre alcuni di loro già fanno decine di chilometri per raggiungere Digsa dalla direzione opposta.